Il dialogo tra arte e natura nelle opere di Paola Paronetto

Le sue opere risaltano come sculture contemporanee, dialogano perfettamente con arredi di design – anzi sono molto richieste per allestimenti e set fotografici tanto che lei stessa si dice “attratta da questa dimensione artistica” – e sono frutto di una raffinatezza tecnica tipica di un’antica sapienza artigiana. Il lavoro di Paola Paronetto non può essere catalogato in una distinta categoria (arte, design, artigianato) capace com’è di dialogare tra innovazione e tradizione.

La serie Pistilli

Le sue composizioni di “Cartocci” – con i quali Paola Paronetto esplora da sempre anche la forza compositiva di oggetti singoli, riuniti in suggestivi gruppi di still life – mi fanno ripensare alla cultura visiva legata alla natura morta e più nello specifico a Giorgio Morandi. Le forme delicate, invece, rimandano al mondo naturale, rievocato tra l’altro dai nomi che contraddistinguono alcune delle famiglie che compongono la collezione “Cartocci”. Paola mi dice che in realtà non si è mai davvero ispirata al grande artista, sebbene l’accostamento la lusinghi, e che è invece fortissimo il riferimento alla natura che riveste un ruolo fondamentale nel suo processo creativo.

Le serie Ego (foto in alto) e Fide (le due successive foto)

Paola Paronetto ha fatto della tecnica del paper clay il suo principale mezzo d’espressione. Paper clay significa carta e argilla. Il composto di carta straccia, carta riciclata, fibre vegetali conferisce all’argilla alcune interessanti proprietà quali un veloce essiccamento, una minor rischio di fessurazione, una maggiore tolleranza agli sbalzi di temperatura. Il paper clay permette di realizzare opere scultoree, di oggetti leggerissimi, traforati, con una texture che ricorda quella dei tessuti.

Alcuni momenti della lavorazione del paper clay all’interno del laboratorio di Paola Paronetto

Paola Paronetto, classe 1965, inizia a formarsi come ceramista a Gubbio, dove apprende le principali tecniche di lavorazione dell’argilla. Continua poi a specializzarsi a Deruta, Faenza, Firenze e Vicenza. L’incessante attività di ricerca artistica costituisce una parte fondamentale del suo lavoro. Alla mia domanda sul perché prediliga il paper clay rispetto ad altre tecniche, lei risponde “per le grandi possibilità di intervento durante le fasi di lavorazione, per la bassa percentuale di ritiro nell’essiccazione che mi permette di realizzare forme molto complesse e perché mi permette di sperimentare portando sempre la materia al suo limite estremo.” Poi aggiunge “non racconterò nello specifico le lunghe e complesse fasi del mio personale modo di realizzare i pezzi, mi piace mantenere attorno ad esso una stimolante curiosità, una sorta di magia.” E a noi piace quest’atmosfera di mistero dalla quale è circondato il processo creativo dell’artista.

Le serie Bosco e Fide (prima foto) e Tripodi (seconda foto)

Così come non possiamo che rimanere affascinati dal contesto nel quale Paola lavora. Il suo laboratorio è immerso nella campagna pordenonese, e lascia pensare che la sua vita e la sua professione scorrano seguendo ritmi lenti. In realtà Paola dice che “non è così, prima del lockdown sostenevo ritmi di lavoro davvero troppo intensi, avere dei dipendenti e tenere tutto in equilibrio non è affatto facile e personalmente ho vissuto quest’ultimo periodo come una piacevole tregua.”

Le ho chiesto infine la sua opinione verso il ritorno all’artigianalità al quale stiamo assistendo negli ultimi anni.”Ne sono molto felice” dice “significa riportare l’uomo al centro e ne avevamo molto bisogno.”

Le serie Bosco e Fide (prima foto), e Tucano (seconda foto)

Le immagini appartengono all’archivio di Paola Paronetto. Le singole serie rappresentate fanno parte della grande collezione “Cartocci”